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Avatar di Alma Gattinoni

Attraverso lo svolgimento del "tema migliore", a lungo (volutamente) rimandato, e le glosse centellinate dell'insegnante, conosciamo qualcosa del personaggio di "lei", ma soprattutto aggiungiamo elementi interessanti sulla scrittura come fenomeno sociale e sulla impossibilità di prevedere, alla fine del Ventesimo secolo, quello che sarebbe successo nei primi decenni del secolo seguente, riguardo a questa forma di comunicazione e al suo epocale stravolgimento. Ma il romanzo-saggio lascia quasi subito spazio alla trama, con la gustosa variante del finale, dove l'autore dialoga con il solitario, dandogli consigli di comportamento, a cui il solitario però si ribella. Nel 1999 è più facile proiettarsi in fantasie distopiche che immaginare moltitudini grafomani generate rapidamente dai social network di Mark Zuckerberg, che allora è solo capitano di scherma nella squadra liceale. Ma forse passare dalle tenere lettere d'amore, dalle cartoline vacanziere, dai diari, dalle plumbee lettere commerciali alla imprevista "liberalizzazione della parola scritta", a un "bovarismo di massa, opinionismo senza patente", a una sufficienza presuntuosa di recensioni e commenti, ha qualcosa di distopico. Soprattutto questa "scritturaccia" ruba il tempo di leggere. Se invece si ritorna in quell'aula scolastica, isola- laboratorio di temi, si delinea il profilo di una sedicenne scrivente. "Lei", concentrata, esitante, cosciente della difficoltà di scrivere, non indugia su ricordi lontani, ma sceglie un'esperienza recente (un ambiente domestico trasformato per gioco in set cinematografico). "Lei" riflette su "certe cose che cavi da te stesso", prova imbarazzo a essere presa a modello, accetta di parlare di sé. Quando si sente estranea nella sua cameretta, vedendola "in una luce diversa", "Lei" individua genialmente "il perturbante che si annida nell'usuale". E infine dichiara di aver omesso dei dettagli al solitario, a cui scatta una reazione di desiderio per l'autrice di quello scritto, desiderio che vorrebbe esprimere esplicitamente, in barba ai consigli di prudenti strategie simulatorie. Con questa puntata tutti i personaggi sono a fuoco, compreso l'autore nelle due diverse età. Al sistema dei temi principali, corpo e tempo, individuati fin qui, si impone alla grande la centralità della scrittura.

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Avatar di patrizia

Le preferenze scolastiche vanno al tema e non alla matematica, piena di numeri, che ti arrovella e ti incarta il cervello. Il tema di Lei è come il peso della biro che racchiude tutti i pensieri. Dove va la scrittura nel ventesimo secolo, quando alle spalle ci siamo lasciati le cartoline colorate, gli usuali auguri per le feste comandate? Scrivere diventa più raro, come un respiro soffocato dalla tecnologia, segreterie telefoniche, brevi messaggi sul cellulare, non più lettere, se non quelle d'amore. Lo scrittore asserisce che le lettere d'amore si scrivono ancora, almeno quelle sono rimaste. Il computer stesso si vergognerebbe di mostrare simili sentimenti, ahimè.!...

Si lascia scrivere gli scrittori, ma scrivere vuol dire esprimersi e Lei lo sa, per questo scarta il tema tecnologico e sceglie la riscoperta dei luoghi o delle persone, viste con ottica diversa. E' premiata, prende un voto bello, il migliore della classe. Il solitario vuole leggere il tema, Lei devia il discorso, ma il solitario, deve, in teoria, continuare a indossare la maschera che ha sempre indossato. Ha compreso cosa significhi " il perturbante che si annida nell'usuale". Vuole baciarla, fare l'amore con Lei, penetrarla e altro. Vorrei sapere...termina la puntata con il solito sospeso composto da due parole ... Vorrei sapere... Ingegnosa trovata per un autore che sa farci sognare e condividere i suoi pensieri, fino al prossimo appuntamento.

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