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Avatar di Alma Gattinoni

Puntata percorsa da felici contraddizioni e dal riapparire dei temi importanti, in vesti sottilmente nuove. A chiare lettere, il solitario coincide con l'autore, o meglio, l'autore è pirandellianamente spettatore del sé stesso solitario. Chi scrive nel 2025 con lo pseudonimo di "solitario" si reincarnerebbe in lui, anche se, a differenza di lui, "conosce il seguito", che non è quello che vorrebbe. Proprio come il regista Bernardo Bertolucci che si incarnerebbe volentieri persino in un cespuglio, pur di far parte della storia di Lucy nel film "Io ballo da sola". D'altronde, la connessione tra la scrittura narrativa e quella cinematografica è ben raccontata dalla metafora presa alla lettera del "riavvolgere il nastro" per rivedere una scena quattro volte di fila e innamorarsi della protagonista, della "grazia della sua giovinezza" e un'altra scena vista "tre quattro cinque sei volte" per scatenare il meccanismo del desiderio da adolescente in costruzione, mescolando e sovrapponendo "lo splendore del presente" di una lei in pellicola con la concretezza della "lei" in carne e ossa, filtrata dalla memoria personale. Alla rilevanza della voce narrante così definita, si allacciano "l'irruzione del presente" e la citazione funzionale del regista Bertolucci, erede del poeta Attilio, "la nostalgia del presente che ti muore fra le mani". Così, si passa dalle ore notturne della scrittura, ai tavolini di un bar non lontano dal mare, con il flash di due sconosciuti che commentano il passaggio veloce dell'estate, all'urgenza di una lunga divagazione, sottolineata dalle parentesi. La morte recente del famoso conduttore Baudo, che come tutti "non godrà di una gloria coniugabile al passato remoto" è audacemente affiancata al finale di un romanzo dell'autore ("Romanzo senza umani"): "Esiste il presente. Esiste solo il presente", scambiato da una critica superficiale per "carpe diem alla buona", in realtà "percezione cruda di un limite" che riguarda tutti. Ma poeticamente questo presente, che subito si eclissa mentre ancora pare di averlo tra le mani, è salvato almeno dalla scrittura, che prova a far durare l'attimo, il faustiano "Attimo, fermati, sei bello!". La scrittura che indaga la "naturalezza recitata", lo "sperpero di energia inesauribile" degli adolescenti inconsapevoli di avere sedici anni. La scrittura che "ruba la bellezza", lo spettacolo della loro età, capace come è di "contemplare il presente altrui", anche se per l'autore è il proprio presente, ma visto da lontano. Come sutura tra le due ultime puntate, la frase omessa ("Mi ha detto che ti piacciono i ragazzi"), rivelata nel finale, sorprende e genera "rabbia e furia". Ma forse è la premessa di una riflessione su come ci vedono gli altri, come ci giudicano, armati di pregiudizi e di obiettivi inconfessabili. Un buon motivo di attesa per il drappello delle anime leggenti, scriventi il responso in tempo (quasi) reale, destinatarie "presenti", anche se digitalmente. Resta il "mistero insondabile" della ricezione e delle corde più o meno involontariamente toccate.

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Avatar di Claudia Lucca

Eh no. Non è giusto. Proprio quella lei che gli ha fatto “riavvolgere il presente tre quattro cinque sei volte”, quella lei per cui gli è sembrato di morire, quella lei … ora gli dice questo. Le infinite vite possibili! Che cosa sarebbe successo se anche il solitario avesse partecipato al set cinematografico preparato dall’artista? Sarebbe stato con lei, magari dietro il divano. Le avrebbe preso la mano, per farle coraggio. E chissà. Invece eccola, la staffilata. Ribellati solitario, dille quello che provi, ripensati davanti al film, fa’ parlare il tuo corpo; per un momento allontana le tue passeggiate cerebrali, per un momento ascolta i tuoi sensi, tutti e cinque, e lascia che abitino lo spazio fra te e lei, anzi che annullino la distanza fra te e lei. Perché la vera differenza fra l’adulto e il sedicenne, quei sedicenni che il solitario ormai quarantenne osserva al mare, è proprio questa. Loro sono corpo. Loro riempiono col corpo il presente. Sono bellezza non contaminata dalla nostalgia di un presente che “si sfarina fra le mani”. L’adulto sa che quel presente passa e ha ormai paura di occuparlo. Il sedicenne vive il suo attimo solo per possedere quello e non altri presenti. Da lui, da loro, ogni giorno imparo io, in classe. Perciò oggi posso dirti che, nonostante i cinquanta siano passati, abito questo presente e lo godo, tutto e intero. Godo l’aver guardato fino a prima di spegnere la luce se la puntata fosse uscita e godo il risveglio mattutino con la notifica del regalo notturno. Perché anch’io felice di far parte di “questo drappello di anime leggenti”, ci sono, qui e ora. Perciò, come sempre, grazie.

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